La relazione tra le maschere e il concetto moderno di character design è profonda e diversificata.
Nel teatro greco, la caratterizzazione psicologica dei personaggi passava attraverso le maschere. Fondamentali anche per la riconoscibilità: diverse forme e dimensioni servivano proprio per rendere visibile e distinguibile ogni soggetto in scena. Non mancava l’utilizzo di accessori per raccontare i tratti salienti di un personaggio (abbigliamento, parrucche, strumenti).
Il processo del character design inizia proprio qui.
Prima di creare le bozze di un personaggio sarà necessario riflettere su chi sia, quale sia la sua storia, da quali obiettivi sia spinto e in che modo abbia intenzione di raggiungerli.
Tutto questo viene sintetizzato in una silhouette per dare ai personaggi il massimo della riconoscibilità con il minor numero di informazioni possibile.
Successivamente elementi di complessità come abbigliamento e accessori serviranno come supporto e rafforzamento di quella sintesi fatta inizialmente. Proprio come le maschere nel teatro greco, un buon character design è riconoscibile, memorabile e funzionale.
Non è un caso se elementi ricorrenti nella caratterizzazione dei personaggi affondano le radici nella cultura antica.
Leghiamo inconsciamente concetti e sensazioni a semplici figure grazie al nostro retaggio culturale. Infatti, non è raro trovare profonde differenze nell’interpretazione delle immagini a seconda di quale sia la cultura di appartenenza.

Ma facciamo un passo indietro…
Il volto è il distretto anatomico associato all’identità.
La maschera è un oggetto che assume l’aspetto di un volto umano, animale o soprannaturale. In diverse manifestazioni culturali una maschera attribuisce a chi la indossa lo spirito e la forza di ciò che rappresenta.
In altre parole, l’identità può conferire la forza di una bestia feroce, i poteri di una divinità o la saggezza degli spiriti antichi.
Anche in psicologia l’identità è associata metaforicamente ad una maschera, indossata per modificare gli atteggiamenti in relazione alle circostanze.
Un altro punto di contatto tra maschere e character, questa volta più profondo: il concetto di archetipo.
Secondo la psicologia junghiana, l’archetipo unisce un simbolo ad un’emozione. Un processo culturale in cui esperienza umana e modelli di comportamento si stratificano per generazioni costruendo un inconscio collettivo.
Il chara designer ha il compito di definire un’identità e in questo i simboli archetipici sono un prezioso alleato.
Il tempo ha plasmato dei prototipi di personaggio che tutti noi abbiamo conosciuto, ad esempio:
- L’eroe, il coraggioso che affronta una sfida per salvare la situazione (Luke Skywalker, Star Wars)
- Il saggio, portatore di conoscenza e mentore del protagonista (Obi-Wan Kenobi, Star Wars)
- Lo stregone, l’amante, il fuorilegge…
Tutti character archetipici, vicini a un altro esempio che chiude il cerchio: la commedia dell’arte.
Nella commedia italiana del sedicesimo secolo, maschera significa personaggio. Soggetti stilizzati che indossano maschere e usano precisi gesti (Pulcinella, Arlecchino, Pantalone).
Un processo che inizia dalle emozioni, tramutate dal tempo in simboli, poi stratificati per definire delle identità, diventate quindi maschere e poi personaggi.
Le maschere rappresentano emozioni e, allo stesso tempo, sono simboli. I character sono costruiti per associarsi a emozioni o simboli.
Le maschere possono essere il simbolo di un character, come Batman. Personaggio la cui geometria è pensata appositamente per emanare precise caratteristiche fisiche e spirituali.
Nei prossimi articoli andremo ad analizzare gli archetipi e le emozioni che portano, per realizzare character sempre più interessanti.
A presto,
Frank