Materiale e virtuale, tanto vicini quanto distanti

Abbiamo sempre più strumenti per vivere una vita immersa nel digitale. Strumenti grazie ai quali esiste il mio stesso lavoro.

Ho sempre voluto fare qualcosa che avesse un valore innanzitutto per me. La tecnologia è il motivo per cui posso farlo, ma è anche il motivo per cui ogni giorno il mio spazio diventa sempre più piccolo.

I servizi web si moltiplicano e l’hardware raggiunge livelli incredibili

Horizon: Forbidden West dual sense

Posso prendere posto al cinema comodamente da casa indossando un caschetto per la realtà virtuale o sentire la corda tesa di un arco grazie al feedback aptico del Dual Sense.

Purtroppo, per me tutto ciò assume una dimensione sempre più effimera, sembra quasi che stia aumentando le distanze fra le cose. 

In un vortice di informazioni senza fine, abbiamo sempre meno attenzione da dedicare agli input e nonostante si moltiplichino le esperienze possibili, siamo lontani da ciò che facciamo come mai prima d’ora. 

La non tangibilità del virtuale

La maggior parte di ciò che realizzo è un prodotto digitale e trova contatto con il mondo solo attraverso uno schermo. L’idea di un’opera così forte da sfondare questa parete è allettante, ma devo accettare che riescano in questo arduo compito solo alcune opere di brillante unicità.

Ottenere il massimo spingendo nella direzione opposta, sembra una scelta più interessante.

Penso che grandissime opere digitali o “più tradizionali” abbiano lo stesso valore. Per questo motivo, potrebbe essere più saggio realizzare un’opera digitale che riesca ad esprimersi al meglio in quanto tale.

In altre parole: giocare in casa, anticipare la problematica di finire nel terreno “avversario” delle opere tradizionali, arrivando all’obiettivo prima di raggiungere l’invalicabile muro dello schermo.

Tuttavia, il mondo digitale è sempre più affollato di informazioni. Feed sempre più densi e veloci costringono alla vana ricerca di un brandello di attenzione

Il paradosso della mortalità digitale 

Ricordo quando ho iniziato ad usare internet, era molto diverso. Tutto scorreva lentamente, le parole e le idee avevano il tempo di svilupparsi.

Ma poi la rete ha iniziato ad espandersi, polarizzando gli utenti su questa o quella piattaforma. Il passaggio successivo è stato premiare un’incessante creazione di contenuti per dare sempre qualcosa in pasto agli utenti.

Wormhole che rappresenta l'estrema compressione del tempo sui media digitali

Potrei passare mesi a sviluppare un progetto e realizzare “il render della vita”, ma l’internet sarà sempre pronto per il prossimo swipe. Non esistono eccezioni, solo un minuscolo respiro è concesso. Che a guardare siano tanti o pochi, vivrà solo per un attimo.

Un periodo delicato, di conflitti e tensioni

Oggi queste riflessioni diventano ancora più frequenti, perché vedo un terribile legame tra la sempre più scura ombra di una possibile guerra e la reale e tangibile possibilità che il mio lavoro possa perdere di valore nei prossimi anni.

Certo, potrebbe succedere a causa di tanti altri fattori, ma per la prima volta la minaccia che ho percepito da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina mi ha fatto riflettere seriamente sulla questione. 

Non credo ci sia una vera e propria soluzione. Però sento che portare nell’esperienza RL quello che faccio potrebbe essere una mossa giusta.

Rompere la quarta parete

Purtroppo non saprei come fare. Non parlo semplicemente di stampare un oggetto 3D, ma di tirare fuori dallo schermo quell’intero mondo che divide un modello da una scena renderizzata. Parliamo di realizzare un’esperienza, raccontare una storia e provare delle sensazioni non direttamente collegate alla vista o all’udito. 

E non si tratta di usare nuovi supporti come i caschetti VR o il Dual Sense. Parlo di realizzare un’esperienza che riesca nello scopo su qualunque supporto: digitale o analogico; materiale o virtuale. 

Sono convinto che la forza di un’opera riesca a trascendere i supporti, la qualità o l’immersività. La potenza di una hit alla radio, non è tanto diversa da quella che avrebbe se riprodotta in Hi-Fi o dal vivo, non so se rendo l’idea.

La mia soluzione

Con il progetto frank_withyou ho l’obiettivo di aiutare chiunque voglia realizzare opere in CG. Credo che affrontare queste riflessioni faccia parte del percorso e che in qualche modo appartengano anche a te, artista.

La buona notizia è che possiamo aiutarci a capire come rompere la quarta parete e sarà proprio grazie al nostro amico-nemico: internet.

Avevo in mente da un po’ di proporre questa nuova idea: i community post. Periodicamente proporrò una domanda nelle storie di instagram, raccoglierò le risposte e le pubblicherò in un post che ne racconti la storia. Parleremo di argomenti che ci portino avanti in questo percorso di ricerca e magari troveremo le risposte di cui abbiamo bisogno.

Frank

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